Essere genitori oggi

Genitorialità, 08 | 03 | 2024

Essere genitori è il lavoro più difficile del mondo, lo dicono tutti, eppure è anche il più carico di aspettative e il meno compreso.

I genitori nascono quando la coppia comincia già ad immaginare di avere un bambino e quest’ultimo, volente o nolente, viene immaginato in modo estremamente individuale e personale nella testa e nel cuore degli individui che lo cominciano a cercare.

Me li immagino un po’ così questi genitori che cominciano la loro ricerca come Pollicino che tenta di ritrovare le briciole che lo riportano a casa, quelle briciole di un qualcosa di conosciuto, che un tempo era integro: un pezzo di pane.

Nello stesso modo i genitori cominciano la ricerca di una piccola creatura spulciando un po’ di qua e un po’ di là, tentando di ricondurla ad un qualcosa di conosciuto, ad un’immagine che era nelle loro teste in passato e che – forse – sta ritornando a pizzichi e bocconi. Li immagino come se stessero cercando di comporre un meraviglioso mosaico con tutte le tessere più belle che riescono a trovare: il loro capolavoro dapprima individuale, poi di coppia.

  • Come sarà?
  • Assomiglierà ai tuoi genitori?
  • Dormirà nella culla o nel lettino?
  • Di che colore dipingiamo la sua stanza?

 

Un viaggio incredibile!

Si crea così un BAMBINO IMMAGINARIO ‒ a volte con qualche difetto eh, per carità, ma tralasciabile ‒ perché è pur sempre immaginario.

Poi arriva, nasce, con tutta la sua potenza, con tutta la fatica, un VIAGGIO INCREDIBILE chiamato PARTO che lo porta finalmente nella realtà, una realtà difficile da conciliare, imperfetta, fatta di spazi e tempi ridotti, limitati.

Il tempo per dormire a volte non c’è mai, a volte non basta mai.

Ci si rende conto, a volte, che ci si era posti la domanda sbagliata, non tanto se dormirà nella culla o nel lettino ma piuttosto:

  • Dormirà ????

Ci si trova a fare i conti con una creatura nuova, che prima non c’era e adesso c’è, a dover imparare mille cose in un giorno solo come ad esempio a cambiare i pannolini con la cacca che arriva al collo e non sapere nemmeno da dove prendere il neonato per poterlo pulire da tutto quello sporco maleodorante che non pensavi potesse venire fatto da un esserino così piccolo.

 

Da diade a triade

Così i genitori da DIADE diventano TRIADE:

da 2 esseri indipendenti e autonomi, diventano 3 di cui uno totalmente dipendente con un bisogno enorme di vicinanzacontatto e contenimento.

A volte non si riesce nemmeno a mangiare, pulire casa sembra un miraggio, e la suocera che arriva a vedere il nipotino finchè dorme? Che vorresti rispondere:

  • ecco guarda, qui c’è la scopa, spazza n’attimo che mi vado a fare una doccia finchè dorme il tuo angioletto che stanotte sembrava “leggermente posseduto.

Poi arriva il papà da lavoro, magari, che ha appena ricominciato dopo una manciata di giorni a casa grazie al “super” CONGEDO concesso (e ringraziamo pure di quei pochi giorni per carità). Lui arriva, stanco giustamente, ha pensato tutto il giorno alla compagna a casa e a suo figlio, ha pensato alla notte passata in bianco fra coliche e urla disperate per non si sa cosa.

Lei stanca che esce dalla doccia con le occhiaie.

E stanchi tutti e due pensano:

  • Ma chi me l’ha fatto fare?

Poi si guardano, guardano il frugoletto, e – magari – pensano anche:

  • Sei fortunato che sei proprio bello.

 

Il bambino è reale

Questa è una scenetta, vuole essere simpatica per chi magari ci si può rivedere, può essere esagerata per chi non ci si rivede per niente, può fare paura per chi magari non è ancora arrivato al passo di diventare genitore.

Ma il punto è che è solo una scenetta immaginaria.

L’altro punto è quello vero su cui vorrei soffermarmi:

ad un certo punto i genitori – pur nello sconvolgimento emotivo che una nascita di un figlio comporta – lo riconoscono per quello che è, come un BAMBINO REALE, che magari non ha nulla a che vedere con il figlio immaginario che avevano nelle loro teste e nei loro cuori inizialmente.

Ma lo riconoscono.

Questo è l’importante.

E non è vero – non per tutti – che il riconoscimento avviene non appena il bambino nasce. Le emozioni sono così tante, così ambivalenti, che può volerci del tempo.

Il senso di colpa – per le aspettative non rispettate della società, della suocera, del marito, della mamma, della zia ecc – a volte inonda tutto senza lasciare scampo a niente altro.

Respirate genitori,

siete alle prese con il lavoro più difficile del mondo, per cui non esiste manuale, al massimo qualche professionista ‒  tra cui la pedagogista ‒ che vi può accompagnare a trovare qualche accorgimento per liberare la vostra strada da qualche sassolino di troppo che intralcia il percorso.

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e io posso aiutarti in questo!

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